Se confrontassimo un bonsai con una pianta della stessa specie cresciuta in natura sarebbe facile scoprire quali sono le differenze che corrono tra le due.
Il bonsai, a parte le sue dimensioni, è una pianta in tutto e per tutto simile alle piante della sua specie. Le ridotte dimensioni sono il risultato dell’applicazione costante di tecniche di coltivazione, che agiscono sulla sua morfologia e che si basano sulla modificazione dell’ambiente in cui la pianta vive e sul suo adattamento fisiologico.
Analizzandone la fisiologia, sarà possibile conoscere l’anatomia delle piante, cioè come sono fatte e come si sviluppano.
La radice
Il ruolo principale della radice è quello di assorbire dall’ambiente il nutrimento e di assicurare l’ancoraggio al terreno dell’intera pianta. La radice si ramifica verso il basso, nel suolo, da cui trae acqua e sali minerali per sostenere il fusto; naturalmente priva di foglie, ha quasi la stessa struttura del fusto, ma senza tessuto fotosintetizzante, né stomi e il più delle volte senza midollo. Per comprendere meglio cos’è una radice, bisogna fare una distinzione tra quella primaria e quella secondaria.
La radice primaria ha origine direttamente dall’embrione posto nel seme, mentre le radici secondarie derivano tutte da ramificazioni di questa piccola radice ed hanno una struttura simile tra di loro. Esistono inoltre due tipi di apparato radicale: nel primo la radice principale si accresce costantemente verso il basso e forma in continuazione radici laterali che raggiungono una lunghezza e uno spessore inferiori a quelli della radice principale (radici fittonanti); nel secondo invece la radice principale non si accresce molto, mentre hanno un notevole sviluppo le radici laterali, le quali spesso raggiungono una lunghezza ed un diametro notevoli, superiori a quelli della radice principale.
Le piante che vivono nelle zone dove le piogge sono scarse e dove a periodi di notevoli precipitazioni si alternano periodi di siccità, mostrano apparati radicali molto estesi. Poiché la pianta assorbe acqua unicamente dai peli radicali, i quali sono presenti solo in una zona limitata, successiva all’apice radicale, aumentando la produzione di radici laterali, la pianta aumenta la capacità di assorbimento dell’acqua, poiché ad ogni nuovo apice formato segue una zona pilifera. Pertanto la continua ramificazione della radice principale e delle radici secondarie consente alla pianta di assorbire più acqua e quindi più concime.
Il fusto
Il fusto collega le radici alle foglie; la sua funzione principale è quella di trasporto della linfa grezza (acqua e sali minerali), proveniente dalle radici verso le foglie, e della linfa elaborata (sostanze organiche), dalle foglie al resto della pianta. Il fusto giovane ha capacità fotosintetiche, mentre quello vecchio svolge in parte una funzione di riserva. Generalmente si identifica questo organo con il tronco degli alberi, ma va considerato che anche le piante erbacee sono provviste di fusto, sebbene di dimensioni minori e formato da meno legno. Come tutti gli organi vegetali allungati, il fusto può essere studiato nella sua morfologia, osservando le diverse sessioni.
Visto da quella longitudinale, l’estremità superiore della sezione ha la forma di un cono ed è totalménte costituita da tessuti meristematici: è proprio questa caratteristica che garantisce al fusto una crescita indefinita in lunghezza, poiché tali tessuti non interrompono la loro attività se non temporaneamente, quando le condizioni ambientali sono sfavorevoli. Talvolta però, i meristemi apicali si differenziano producendo fiori: la pianta o il ramo interessato cessano allora di crescere.
Osservando invece la sezione trasversale del fusto che ha la forma approssimativa di un cerchio a cominciare dall’esterno, si possono distinguere diverse zone composte da tessuti differenti. Il tessuto più esterno, molto sottile e composto da cellule impermeabilizzate, è quello di rivestimento e viene identificato come epidermide. Subito sotto di esso vi è il tessuto parenchimatico formato da qualche strato di cellule. Più sotto ancora è presente il tessuto meccanico o di sostegno. La corteccia del fusto è l’insieme tra il parenchima e il tessuto meccanico.
La foglia
La foglia è un’appendice laterale del fusto, ad accrescimento definito, che svolge due funzioni di importanza vitale per la pianta: la fotosintesi e la traspirazione. Essa è inserita nel fusto, o sulle sue ramificazioni in punti definiti, chiamati nodi. Possiede generalmente una forma molto appiattita, laminare, che le consente di comunicare con l’ambiente attraverso la massima superficie ed un orientamento più o meno parallelo al terreno e perpendicolare alle radiazioni solari. Presenta una grandissima varietà di forme, fondamentali ai fini del riconoscimento delle singole specie, mentre la sua struttura interna è relativamente costante.
Nelle foglie ha sede la sintesi dell’energia luminosa, la cosiddetta fotosintesi, importante non solo per il mantenimento delle stesse piante, ma anche per tutto ciò che sopravvive grazie ad essa, uomini compresi; le piante, infatti, formano la base della piramide alimentare ecologica, a cui seguono nella zona intermedia gli animali che si nutrono esclusivamente di vegetali e in quella più alta i predatori.
La fotosintesi non è però l’unica funzione che ha la foglia, poiché essa possiede anche una grande capacità di modificazione sotto lo stimolo dell’ambiente o di “messaggi” che provengono dall’interno della pianta stessa. Essa è inoltre capace di trasformarsi in modo da costituire altri organi con diverse funzioni, tra cui i più tipici sono quelli di riproduzione, come ad esempio il fiore. Le altre modificazioni avvengono in organi con funzioni di riserva e di difesa.
La linfa
La linfa è paragonabile al nostro sangue. È infatti composta da acqua e sostanze di vario tipo, in prevalenza sali e zuccheri. Il suo movimento all’interno della pianta è dovuto a due fenomeni:
-capillarità
-osmosi.
La capillarità è data dal decrescente diametro dei vasi conduttori. La capacità osmotica è in relazione alla concentrazione di sali nei tessuti. Se un tessuto ha una concentrazione salina maggiore di quello adiacente, ha la possibilità di assorbire liquidi da quest’ultimo. La linfa che dalla radice va alla chioma è detta “linfa grezza” e contiene sali minerali ed acqua. La linfa che dalla foglia scende verso la radice è detta “linfa elaborata” ed è composta da zuccheri e proteine.
La gemma
Dalla gemma si origina nuovo legno o fiori. Essa è estremamente importante in quanto garantisce la formazione di nuovi tessuti alla ripresa vegetativa.
Le gemme possono essere
-ascellari e apicali: in questo caso risultano perfettamente visibili;
-latenti: la loro presenza viene mascherata dalla corteccia.
La differenziazione della gemma in legno o in fiori è la conseguenza del rapporto tra idrocarbonati e azoto, se esso è favorevole per gli idrocarbonati la trasformazione sarà in fiore, viceversa, in prevalenza di azoto, in legno.